Quando ormai tre anni fa abbiamo deciso di vendere la nostra casa a Milano non è stato facile, non esattamente una scelta, ma una necessità. Gli affitti qui sono altissimi, mentre sono ottime le agevolazioni per mutui eterni, per chi compra una casa che non sarà mai veramente sua, chi può fa così. La nostra grande e bella casa milanese, sul mercato svizzero valeva giusto l’anticipo. Ma noi avevamo incontrato una casa da adottare, che ci assomigliava come nessuna. Era, è, sgarrupata, da rimettere a posto, quindi potevamo permettercela, noi ci adattiamo parecchio. Vicina alle scuole, alla stazione per tornare in Italia, al centro, ma anche alla campagna ché qui è tutto piccolo. Era piccola anche lei, non ci sono camere per tutti. Ma la scelta era semplice, o più camere o un micro giardino, e noi non abbiamo avuto dubbi.
E ora, in questi tempi di confinamento, le scelte non sembra più casuali. Ma inestimabili fortune, Siamo davvero estremamente fortunati. Anche se siamo pigiati e insofferenti. Possiamo seminare il prato e accendere un fuoco, ma anche vedere le persone che passano sul marciapiede, gli occhi all’altezza delle nostre insalate – i miei familiari si irritano, siamo veramente in strada, ma per me è il compromesso perfetto, anche il rumore delle auto mi sembra bellissimo di questi tempi. Dopo quattro settimane, la mia amica è passata tornando dal supermercato, è scesa dall’auto il tempo di depositarmi un cestino di fragole sul muretto, ci siamo mandate dei baci a distanza, ha visto i nostri capelli scompigliati. Il mucchio del compost orgoglio di mio figlio. Il lillà in fiore. Non abbiamo violato nessuna regola.
Da quando è finito il freddo, abbiamo messo fuori le scodelle dei gatti, davanti alla finestra del seminterrato. Loro sono al riparo, noi evitiamo discussioni su chi debba raccogliere i crocchini dal pavimento.
Il servizio di pulizia fuori è efficientissimo. Turni regolarissimi. I titolari vengono serviti all’ora stabilita, se sgarriamo anche di poco le manifestazioni di protesta arrivano al saccheggio.
Mangiano voraci, ma si saziano presto, convinti di poter tornare per un secondo giro, partono per la passeggiata serale.
A quel punto passa il gatto della vicina, a casa sua si mangia benissimo, ma sempre meglio controllare che si sa che la scodella del vicino…
Cala la notte ed arriva il più simpatico della compagnia, ballonzolante e spudorato, Otto il riccio spazzola tutto quello che trova, per essere sicuro di non perdersi nulla, entra a metà nelle scodelle, se è il caso le capotta.
Credo che settimana scorsa ci sia stata una resa dei conti, il gatto Vento ha chiesto a gran voce di poter rientrare e si infilato diretto nel lettone sotto la mia ascella. Da allora io ho aggiunto una scodella piena e quando arriva Otto, Vento resta a guardarlo da sopra il tavolo, a distanza di sicurezza, fino a che satollo Otto se ne va a balzelloni.
Noi lo osserviamo immobili, a luce spenta, con il naso contro il vetro della finestra all’altezza del terreno. Una volta ho cercato di fargli una foto, ci ha visti e si è appallottolato. Chi glielo spiega ora a Otto che le macchine ricominceranno a circolare e i suoi aculei nulla possono contro un pneumatico.