arrivano i nostri!

 

Se lo sguardo che ieri riteneva la situazione drammatica, si affacciasse oggi in cantiere, non so se sarebbe in grado di cogliere miglioramenti.

Perché si sa, gli sguardi sono sorretti dalle intenzioni, e le intenzioni spesso tradite dall’ansia.

Chi invece è accompagnato dalla saggezza degli antichi e dal coraggio dell’ottimismo, troverebbe pane per i suoi denti.

Perché dopo la riunione di cantiere di giovedì, un nuovo entusiasmo ha ammantato le truppe. 
E sabato mattina tutt’altra visione si offriva agli occhi di chi osava varcare la soglia.

Dove poche ore prima si ergevano malsane e vetuste pareti ora si estendono distese di macerie che lasciano luogo a luminosi open space. In un movimento fluido ci si sposta da un lato all’altro di questi nuovi spazi, accompagnati dal crepitio delle piastrelle sbriciolate, sotto le suole delle scarpe.

La luce penetra libera dalle finestre spalancate verso il lago e le montagne e l’acqua sgorga da quel che resta delle antiche tubature.
Tolto il velo delle piastrelle marroni memoria degli anni Settanta, si scoprono strati di vecchio legno, posati su strati di vecchio cemento, ormai sabbia.

E mentre lo sguardo poetico immagina nuova vita in queste stanze. La voce ansiosa suggerisce che qui di stanze non ce ne sono più e neanche di bagni, e col piffero che tra due mesi traslochiamo tutti.

Non pago di aver rovinato la festa, che neanche Tristezza in Inside Out, lo sguardo ansioso alimenta attacchi di panico ricordando il costo delle demolizioni e smaltimento macerie su suolo elvetico.
Ma la saggezza degli antichi e la forza delle radici ancora una volta ci vengono in soccorso. 

Dal versante avito dell’arco alpino, lasciando a sud la pioggia e inerpicandosi coraggiosi sul passo innevato, in una domenica di sole sono arrivati i fantastici cinque, aka William il parquettista, accompagnato dal figlio nonché socio in affari, suo fratello imbianchino accompagnato dal figlio in cerca di un futuro, e lo zio Carmelo, muratore di chiara fama.
Presa visione dei luoghi e delle macerie, i nostri eroi hanno garantito che in tre settimane dall’uscita degli impiantisti, sapranno trasformare quello scheletro nella nostra casa.
Dopodiché a fronte di 1,5 kg di spaghetti alla Amatriciana e una bottiglia di vino, sotto il sole battente del nostro giardino è scattata l’inevitabile partita a pallone, che ha visto un giovane interista difendersi degnamente da un’orda di quattro milanisti, mentre lo zio Carmelo sorvegliava dalla sdraio all’ombra del susino, la palpebra leggermenta calata.

Al caffé avevamo ricordato tutti i cantieri affrontati insieme, i clienti più bizzarri, le richieste più assurde.
Dopo qualche litro di acqua ghiacciata per rinfrancare i giocatori ci siamo salutati sulla piazza come vecchi amici e mentre loro tornavano verso la nostra Patria, noi ci immergevamo in formulari e incartamenti per farli penetrare regolarmente sul suolo della Confederazione.
L’operazione sembrerebbe più semplice di ogni aspettativa alla faccia della voce ansiosa. Mentre invece affatto semplice parrebbero le manovre di trasloco che qui si prenotano con molti mesi di anticipo.
Alla disperata abbiamo immesso i nostri dati su una piattaforma di preventivi per traslochi, che immagino gestita direttamente dalla Banda Bassotti. 
Restiamo in attesa.