Progetti del cuore: teenimmigration

L’ho detto spesso quanto sono orgogliosa di essere amica da molti anni di Elena Granata e delle sue sorelle Anna e Chiara.
Elena ha iniziato una recente intervista dicendo che le cose importanti nella vita capitano per caso. Per caso noi ci siamo laureate lo stesso giorno, abbiamo avuto il primo figlio nello stesso anno, poi la seconda e il secondo, la terza e il terzo. Ci uniscono cene e vacanze con i figli piccoli, poi adolescenti. Poi, per caso, io sono emigrata e lei ha aperto le porte di casa a uno, poi due, poi ho perso il conto a quanti, ragazzi minorenni arrivati da lontano, da soli.
Mentre io e i miei ragazzi affrontavamo le asperità dell’emigrazione sul tappeto rosso, della generazione dei cervelli in fuga a cui paesi come la Svizzera spalancano le porte, ma che nei cortili della scuola deve ancora fare i conti con il più becero dei razzismi “facciamo che gli italiani sono i mafiosi e gli svizzeri sono la polizia” o aggiornandosi ” facciamo che gli italiani sono i pizzaioli che evadono le tasse e gli svizzeri la guardia di finanza”; intanto Elena e le sue sorelle si inventavano https://www.teenimmigration.it/ ricerca che più sul campo non si è vista. Loro il campo se lo sono portato in casa, inziando per caso con una vacanza tre anni fa, in cui le tre sorelle hanno accolto tre ragazzi minorenni africani ospiti di una comunità, per dar loro l’opportunità di entrare in una casa e dividere la vita di una famiglia italiana anche solo per pochi giorni.
I giorni sono diventati di più e le famiglie intorno a loro continuano ad aumentare. Perché non si tratta semplicemente di fare una buona azione, quello che abbiamo da imparare da questi super-ragazzi, come amano chiamarli, è più di quanto abbiamo da insegnare. Loro sono partiti bambini in cerca di fortuna, per aiutare la famiglia hanno affrontato viaggi e pericoli inimmaginabili, ma continuano ad avere l’età dei nostri figli, sogni e speranze non così differenti anche se maturati per forza alla velocità del viaggio. E il passaparola del quartiere trova spazio a quaranta ragazzi, che sono una goccia nei 45.000 minori non accompagnati oggi in Italia. Ma se l’iniziativa di tre famiglie crea accoglienza, ma soprattutto possibilità di un futuro, per decine di giovani, allargando un poco il passaparola chissà dove potremmo arrivare…
Io sono emigrata, emigrazione di lusso, ma cinque permessi di soggiorno da rinnovare, i miei titoli di studio considerati tappezzeria, una lingua nuova da imparare, li considero il mio contrappasso. Non posso aprire le porte di casa, ma ho scelto di lavorare in una scuola pubblica dove in ogni classe si incontrano dieci nazionalità e altrettante lingue, e di fare la mia parte per passar parola.