Solo a me

L’ironia si sa aiuta. 
Per reagire alla centrifuga della vita quotidiana, io ho sempre cercato di ridere coi miei figli. E soprattutto di ridere di me.

Ci sono una manciata di frasi con cui temo si ricorderanno di me.

La prima è in realtà una serie di variazioni sul tema: la normalità.

Dopo aver passato più della metà della mia vita ad inseguire una non meglio definita normalità, verso i trent’anni ho cominciato a pensare che forse non era un così bel obbiettivo. Verso i quaranta poi, ho capito che io e lei abbiamo proprio poco in comune. E me ne sono fatta una ragione.

Così ho dato voce a questa scoperta in tutte le sue sfumature. E arricchito il mio repertorio di frasi colorite a riguardo.
Riferendomi ai miei familiari mi capita di dire:

” No, va beh, ma il giorno che distribuivano i normali, io dov’ero? Sicuramente assente!”

Cioé io mi ero anche messa in coda, ma quando è arrivato il mio turno, i normali li avevano finiti!”

Guidando la macchina su e giù per le strade svizzere intasate di improbabili conducenti in bislacchi mezzi di trasporto:

Ma quando esco io, i normali li chiudono tutti in casa?! Neanche uno ne lasciano in giro!”

E via di questo passo, con parecchie variazioni.

Oltre al mio complesso rapporto con la normalità, altro oggetto di ludibrio è la mia attitudine a stabilire relazioni verbali in tempo istantaneo con qualsiasi interlocutore, foss’anche inerte. Altrimenti detto, parlare anche coi sassi.

Il fatto è che io non sono semplicemente chiacchierona, troppo facile.
A me succede che dopo due minuti in coda alla cassa del supermercato la cassiera cominci a raccontarmi la sua vita e io la mia, al quinto minuto stiamo confrontando i nostri parti, al settimo lei ha strappato di mano in punti per le figurine alla vecchietta dietro di me, tanto lei vive sola col chiwawa, non ha nipotini cosa se ne fa delle figurine, è cattiva di certo non le regala a nessuno,  capace di venderle, le porti lei al suo bambino!

E questo non una volta per caso, sempre.
Una cosa che fa impazzire mio marito. ” Solo a te puo capitare”
E che sempre nei vent’anni ho pensato fosse strana.
Nei trenta un fardello da gestire.
Ora serenamente la prendo come una risorsa che la vita mi ha dato, che mi ha portato più bene che male, di sicuro mi aiuterà a sopravvivere in questo freddo Paese.

Oggi però ho superato ogni limite.
Pensavo che a stimolare le confidenze altrui fosse qualcosa nel mio linguaggio non verbale, l’abitudine compulsiva a sorridere, il colore degli occhi, dei capelli, qualcosa che mi fa sembrare rassicurante al di là di ogni mia intenzione.

Invece.
Ho chiamato il call center della banca per protestare perché l’importantissimo assegno di vendita della nostra casa non era stato ancora accreditato, quindi convinta di essere gelida e risentita, molto professionale nel discutere e programmare le prossime destinazioni di quel denaro, estinzione di mutui, trasferimenti all’estero, cose complicate e serie, di cui ne va un pezzo importante del nostro immediato futuro, e…

Al terzo minuto di conversazione:

Mi  scusi signora, posso chiederle una cosa?

Certo, mi dica Veronica.

Mi scusi se ne approfitto, ma lei mi ha detto che sta in Svizzera e sa mio marito sta in Svizzera anche lui, e….

Ecco ora io so molte cose di Veronica, di suo marito, dei loro problemi immobiliari, ipotesi di ricongiungimento familiare in terra elvetica.
E lei ha ricevuto importanti informazioni sulle opportunità di acquisto casa e trasferimento nella Confederazione.
Intanto abbiamo programmato le mie future operazioni finanziarie e sono certa che Veronica se ne prenderà la giusta cura.

Non so se oggi è capitato a molti altri clienti del call center, penso solo a me.