Periodo convulso, scrivo molto, ma non qui.
Scrivo per passare esami, che quelli non finiscono mai.
Scrivo per raccontare storie, che pian piano trovano la loro strada.
Scrivo a notai, operai, segreterie molte, professoresse varie, medici, capi scout, direttori, allenatori, amiche, maestre, agenti immobiliari.
Scrivo in diverse lingue, a volte tutte insieme, ché il cervello fa cortocircuito.
Ma soprattutto scrivo liste.
Perché qui di roba da organizzare ce n’è parecchia e tutta nelle stesse settimane.
E nel XXI secolo, per me non esiste ancora modo migliore per tentare di tenere insieme i pezzi, di una lista a matita su un pezzo di carta. Qui la chiamano Solution papier crayon.
C’è un rogito da fare a Milano per cui servono mille documenti: lista dei documenti+ lista di chi li deve fare+ lista di chi e quando andrà a Milano.
Un cantiere da gestire qui, almeno venti liste: materiali, fornitori, operai, spedizioni, preventivi, fatture, calendario, imprese che qui il lavoro è garantito dalla frammentazione dei compiti, un’impresa fa solo demolizioni, una costruzioni in gesso, una gettate isolanti, una muri in mattoni, roba che al CERN sono meno specializzati e senza una lista ci si perde.
Un trasloco, dieci liste: una per ciascuno di noi+una per l’assistente macedone che ci mette in contatto con traslocatori balcanici+una per i trasportatori balcanici+una per il trasferimento delle bollette+una per gli scout che forse aiutano con il giardino+una per la nonna che forse viene nei giorni cruciali.
Una casa da restituire a Monsieur B.: lista dolorosa del ripristino danni da noi inferti, chiodi piantati, mani sul muro, graffi sul pavimento, arbusti da potare, lavandini da sturare. Se non facciamo tutto, si tengono la cauzione.
Tre campi scout per cui partire la mattina dopo il trasloco: tre liste di ciò che deve andare negli zaini e non negli scatoloni.
Una vacanza studio in Germania: idem lista di quello che deve andare in valigia e non negli scatoloni né nello zaino scout che tra l’arrivo e la partenza ci sarà solo una notte.
Una meritatissima vacanza in Grecia per chi sopravvive a tutto ciò: lista del pochissimo che deve andare nel bagaglio a mano, delle prenotazioni di aereo, traghetto, auto, casa.
Una partenza per un anno in Inghilterra tre giorni dopo essere arrivati dalla Grecia: lista impossibile di quello che un adolescente potrebbe necessitare per dieci mesi lontano da casa, che non sia inscatolato nel trasloco, perso al campo scout, dimenticato in Grecia.
Solo a mettere in fila queste liste, mi prende un senso di soffocamento.
Ma io ho un trucco.
Mentre navigo tra gli scatoloni, ancora troppo vuoti, mentre tutti danno per scontato che sarò io a reggere e organizzare tutto, anche quando non sarò qui, mentre mi sento inghiottire dalla cose da fare…
io ho un gatto che ogni volta che entro, anche se sono solo andata di fronte a prendere il pane, mi corre incontro e mi fa le feste. E forse lui è così affettuoso perché ha fame, o perché fa una bella vita e ha sempre suo fratello, quindi i gatti sono due, ma quel saluto pieno di fusa solo nel vedermi arrivare, mi consola di molte fatiche. Comprese le spazzolate che chiede imperioso ogni mattina.
E poi ho un’orchidea, che nonostante tutto il caos che la circonda, ha deciso di fiorire, in direzione ostinata e contraria. E ha sette boccioli che ogni giorno sono più cicciotti, anche se io sono una bestia con le orchidee.
E quindi non so come i membri della mia famiglia sopravviveranno al trasloco, e ho molta voglia di fregarmene.
Stavolta credo che mi occuperò di me, dei gatti e della mia orchidea, per i quali tutto questo rischia di essere traumatico.
E chi mi chiede notizie, abbia pazienza, scrivo quando riesco, prometto aggiornamenti dal cantiere, per ora in mano a demolitori albanesi.